Il blog di Fondazione Primavera Missionaria

La testimonianza di Andrea Simeone

Giu 12, 2017 | Testimonianze

Andrea Simeone, fotografo di viaggi professionista, è partito con noi in Tanzania, dove ha visitato i progetti che qui realizziamo. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza e queste sono le sue parole. Buona lettura!

L’Africa.

Se ne parla, la raccontano. Ma viverla è un’altra cosa.

Atterro a Dar es Salam e spendo un paio di giorni ad ambientarmi sul luogo. Il caos del mercato di Kiriakoo è notevole: sono abituato al rumore, dai bazar egiziani, agli slum bengalesi, dai gat indiani ai quartieri di Napoli, non mi spaventa la massa unica vivente di un mercato. Ma qui è diverso. Sono un estraneo e lo capisco da ogni sguardo che incrocio. Una città come Dar è piena di turisti, di gente di passaggio, e spesso anche persone che non si fermano a domandare o vedere.

Il giorno dopo Dino mi viene a prendere e iniziamo questo viaggio verso nord ovest, attraversando il parco Mikumi fino a Morogoro, e poi Dodoma -quella che diventerà la capitala della Tanzania.

Il paesaggio cambia radicalmente, e dal caos della città, si giunge alla savana. Terra rossa, alberi e rocce in lontananza. Ogni tanto un baobab dal corpo gigante dona ombra e frescura alle persone sedute. Arriviamo ad Itigi di notte. Sono stanco e mi riposo molto volentieri.

Il mattino dopo Padre Serafino è una scoperta spettacolare. Un uomo con la gioia negli occhi e nel cuore che gestisce un ospedale enorme, fra i primi in Tanzania. Seguirò fotograficamente i progetti che i Padri del Preziosissimo Sangue e ADM Onlus portano avanti ormai da anni.

Aiutato e accompagnato da padre Emanuele, nei giorni a seguire visiterò il bellissimo reparto maternità, la Scuola Infermieri dotata di attrezzature all’avanguardia, e così il centro fisioterapico, o ancora il centro TAC e i sistemi di infusione e sterilizzazione dell’acqua.

Il problema delle notizie è che diventano subito vecchie. Basta un istante perché non si parli più di uno o di un altro problema. Drammi come l’Aids vengono soppiantati da altre priorità. Nuove emergenze vanno a coprire -mediaticamente- vecchi problemi. Eppure ci sono delle cose che non cambiano.

Quello che subito mi colpisce è il rapporto con il cibo e con l’acqua. C’è un rispetto, ma anche una ricerca e una attenzione che ho riscontrato solo in alcune realtà.

L’ospedale è all’avanguardia. Si serve di dottori e infermieri locali, che vengono formati e aiutati dai padri, da ADM Onlus.

Seguo una equipe della Clinica mobile a pochi chilometri dall’ospedale. Vanno ad aprire il dispensario, dove iniziano attività di controllo della crescita dei bambini, di informazione sanitaria, e anche vaccinazione e prevenzione. I test della malaria e dell’AIDS si susseguono, mentre alcune infermiere pesano i bambini con una bilancia; e si capisce da come scalciano che non gradiscono. Le donne sono in fila da ore, in silenzio, senza lamentarsi né innervosirsi. Qui il tempo ha un valore diverso, e l’istante che si vive è importante. Nella mia città questo non avviene; anzi spesso il tempo ha un valore scarso perché si considera solo il tempo che verrà. Il Futuro. Non il presente.

Ci sono mamme e bambini ovunque.

Una bambina di sei o sette mesi viene visitata dalla pediatra, e poi sottoposta alla vaccinazione. La piccola inizia subito a piangere, strillando forte.

E qui mi accorgo di una cosa. Tutti i bambini del mondo piangono con la stessa voce.

Con l’ausilio dei Padri e di Amici delle Missioni Onlus si riesce ad avere una macina per le farine, o a far rallentare il corso del fiume per permettere di avere acqua a disposizione, come a Chibumagwa.

Qui siamo in Africa.

E l’acqua è un problema.

Nella scuola di Bangayega, il problema è anche il cibo. 

La preparazione di un porridge proteico è un momento di festa. I bambini della scuola aspettano pazienti, fermi, stranamente calmi. Mi siedo con loro, mi salutano in inglese, mi chiedono come sto. Arriva il momento di mangiare. Per alcuni di loro è l’unico pasto della giornata. E il rumore del risucchio dei bimbi che bevono il porridge è divertente: tutti i bambini del mondo fanno gli stessi rumori quando mangiano! Quasi per magia, gli scolari si rianimano. E iniziano a correre, e giocare sulle altalene e gli scivoli della scuola. È un piacere vederli così incontenibili.  Alcuni mi chiedono delle foto, altri che gli canti una canzoncina in italiano.

Sotto un sole forte, con i piedi nella terra rossa di Bangayega, con le mie mani strette nelle manine di quei bambini, mi rendo conto di un’altra cosa. E mi si riempie il cuore.

Tutti i bambini del mondo ridono con la stessa voce”.

 

Andrea Simeone

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