Il blog di Fondazione Primavera Missionaria

La terra delle Aquile Missione Albania

Dic 21, 2017 | In missione nel mondo

La terra delle Aquile: Missione Albania, raccontata da Andrea Velocci, seminarista dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Quest’estate ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza all’estero passando circa un mese in Albania.  La prima parte del mio soggiorno albanese è stata dedicata alla collaborazione per un campo-lavoro delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, cosa che le nostre suore organizzano ormai da circa un ventennio ogni estate; l’ultima parte, invece, l’ho trascorsa come tempo per approfondire la conoscenza dell’ambiente, della lingua e della cultura locali. Insieme a me, in questa missione, si sono avvicendati altri 7 confratelli di seminario: Vito, Oscar, Daniel, Eugenio, Luca, Marco e Federico; alcuni solo per una parte di percorso, altri per l’intero mese. Il tempo del campo-lavoro con le Suore è stato caratterizzato da una certa routine: ogni mattina andavamo a lavorare cercando di sistemare una “casa” (se così si può definire) di una signora poverissima, Mariana. Il primo giorno, appena arrivati, siamo rimasti profondamente colpiti dallo stato fatiscente dell’abitazione con sole tre stanzette in meno di 40 metri quadri, senza un impianto elettrico funzionante, senza acqua corrente, una cucina ed un bagno, solo due materassi, un frigorifero che fungeva più che altro da ripostiglio, un mobile ed un caminetto… utilizzato per le candele di cera. La casa ci era stata indicata dalle suore di Mamurras, le nostre nuove “vicine di casa”, proprio in prossimità della nostra nuova comunità C.PP.S. (Di cui vi abbiamo raccontato qui!) Superato il turbamento iniziale, la voglia di aiutare Mariana è stata così grande che subito ci siamo messi all’opera! Abbiamo stuccato, verniciato, sistemato il soffitto e un po’ di pavimento, lavorando ininterrottamente, ogni giorno, anche se il caldo albanese non era di sollievo. La cosa emozionante è stata vedere come davvero il bene genera sempre altro bene”. Questo nostro movimento che si è creato non è passato inosservato in un piccolo centro come Mamurras, e ha “smosso” anzitutto alcuni familiari di Mariana (indifferenti da tempo alla situazione) che le hanno regalato delle nuove finestre in alluminio con zanzariere, come anche i vicini, i quali hanno recapitato a casa della nostra amica un armadio nuovo per i vestiti, un tavolo, una sedia e una dispensa per la cucina. Infine siamo riusciti a sistemare anche il piccolo malridotto impianto elettrico per permettere a Mariana di illuminare le stanze con 3 lampadine e collegare ad esso anche il frigorifero. Ricordo ancora i suoi occhi, più luminosi di ogni lampadina, quando finalmente ha potuto vedere la sua casa nuovamente illuminata! Il lavoro è stato molto difficile (forse più del previsto) per le condizioni dei muri oltre che per le api che avevano ormai invaso l’abitazione con i loro alveari. Tutti i pomeriggi, dopo il pranzo comunitario, squisitamente preparato da Suor Olga (missionaria italiana da più di 15 anni in Albania, oggi ottantenne) e dopo le varie pulizie e compiti casalinghi, rigorosamente divisi in squadre e turni, ci siamo dedicati alle attività dell’oratorio per i bambini della zona dalle 15.00 alle 17.30 con giochi, balli, canti, oltre che l’immancabile catechesi sulla vita dei nostri santi fondatori tramite delle scenette. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso aiuto di traduzione di tante mamme albanesi e di suor Lirie. È stato bello conoscere così tanti bambini (e così tanti nuovi nomi tutti ovviamente difficilissimi da pronunciare per noi). In soli dieci giorni di oratorio abbiamo incontrato circa 80 bambini diversi, e nel giorno di maggior affluenza ci siamo divertiti con circa 55 bambini insieme. Forse, però, la cosa più particolare dei nostri pomeriggi, è stata il poter passare del tempo con i nostri piccoli “mistrese”: ogni giorno, infatti, a metà pomeriggio, arrivava il momento degli ormai attesissimi laboratori: pittura, sport, lavoretti di carta, lezioni di italiano, pasta di sale e cartapesta, tutti momenti di condivisione che ci hanno aiutato a socializzare con i bambini, facendoci davvero (sorprendentemente) capire di come si possa superare ogni difficoltà linguistica per il piacere di stare insieme oltre che ogni differenza di religione, trovandoci davanti a tanti ragazzini musulmani. Dopo l’oratorio arrivava il tempo “per noi”: doccia (ghiacciata) e catechesi (prima con l’aiuto di don Domenico Parlavecchia C.PP.S., che per qualche giorno è stato con noi, poi di Suor Isabella A.S.C. e di alcuni seminaristi) su vari temi, per concludere il pomeriggio con la Santa Messa per ringraziare il Signore dei doni ricevuti, prima della cena comunitaria. Le serate sono state un’alternanza di momenti di relax e divertimento con giochi di gruppo, canzoni, balli albanesi, karaoke e chiacchiere, ma anche con momenti di riflessione e di preghiera quali l’adorazione eucaristica e la preghiera “sotto le stelle”. Le domeniche, invece, giorno di riposo dal lavoro, le abbiamo dedicate a delle gite fuori porta presso i santuari più importanti (come quello di shen Ndou, sant’Antonio, che vede susseguirsi continue carovane e folle innumerevoli di fedeli di ogni credo, non solo cristiani cattolici) oppure a del sano tempo insieme in spiaggia, con il caldissimo mare albanese. La seconda metà del nostro soggiorno invece, nei successivi quindici giorni, abbiamo avuto modi di sperimentare più da vicino la realtà di una comunità missionaria nell’ordinarietà, essendo rimasti, infatti, solo sei seminaristi, e ci siamo dedicati anzitutto a conoscere la comunità di Durazzo delle A.S.C. e il loro apostolato. Siamo stati quattro giorni nella comunità delle nostre “motrat” dove abbiamo “lavorato” sia con i bambini del centro disabili (affetti da disabilità varie, da forme di autismo a malattie degenerative), oltre che nell’orfanotrofio che ospita bambini da 0 a 3 anni, sia con quelli della casa famiglia, in cui vivono bambini dai 4 ai 7 anni, con i quali abbiamo trascorso una mattinata al mare. Tornati a Mamurras ci siamo messi al lavoro nell’ormai nuova casa C.PP.S. per sistemare sia gli interni, ma soprattutto gli esterni ed i magazzini che probabilmente non vedevano la luce da tanti e tanti anni… è stato bello ascoltare, per ogni oggetto che “emergeva” dai container, i racconti delle Adoratrici riguardo il passato della nostra Parrocchia dell’Assunta. Abbiamo così verniciato una stanza, in cui vivrà padre Amaladass C.PP.S. e messo a nuovo il giardino ed il piazzale circostante, pronti così ad accogliere tutti i fedeli. Ciò che mi porto da quest’esperienza è certamente la possibilità di creare un rapporto autentico tra noi confratelli e l’idea di come si possa fare comunità nella semplicità, senza avere molto, senza cercare molto, senza pretendere molto. È bello come il Signore nei giorni che il mondo riterrebbe come “poco produttivi” in realtà elargisca i maggiori doni, come la consapevolezza che l’importante non è sempre “fare” quanto piuttosto “stare”. Abbiamo conosciuto delle donne libere e felici, consacrate a Dio, che sentono forte il senso di famiglia, trattandoci come veri figli, oltre che il desiderio di lavorare per il “caro prossimo” nonostante la sofferenza per i pochi mezzi che hanno a disposizione e le tante difficoltà pratiche e questo probabilmente è l’insegnamento più grande che ci portiamo a casa. Tornare in Italia dopo il tempo in Albania sarà sicuramente l’occasione per poter sfatare tanti miti e luoghi comuni e poter raccontare la bellezza che è la “terra delle Aquile”. Falëmnderit shumë Shqiperi

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